Ottobre 2016 – Albania – viaggio di Giovanni e Michele

REPORT DI GIOVANNI 

LUNEDI 24 OTTOBRE

Ore 9.30. Venezia. Io e Michele siamo pronti a decollare alla volta dell’Albania con l’obiettivo di verificare l’andamento dei progetti che l’Associazione sta portando avanti grazie all’aiuto delle suore “Serve di Maria Riparatrici”. Personalmente parto con grande entusiasmo e curiosità per poter osservare in prima persona una terra così vicina a noi ma allo stesso tempo così poco conosciuta. L’inizio non è dei migliori in quanto a causa di un problema burocratico la partenza viene posticipata di un’ora abbondante. Fortunatamente verso le 10.40 riusciamo a decollare, atterrando a Tirana verso mezzogiorno. All’aeroporto troviamo ad accoglierci suor Gemma, nostra guida e preziosa interprete durante la nostra permanenza. Ci aspettano diversi km dall’aeroporto alla casa delle sorelle a Ishull Lezhë così, durante il viaggio su una jeep vecchio stile, tra una parola e l’altra, possiamo già prendere visione del paesaggio di questa nuova realtà: numerose case e palazzi, alcuni incompleti e abbandonati, altri vere e proprie “cattedrali nel deserto”, sorgono un po’ ovunque tra campi coltivati e distese di terreni incolti. Quando ormai la meta sembra vicina, ci imbattiamo però in un tratto di strada in cui sono in corso lavori di asfaltatura: la circolazione è ridotta ad una sola corsia e qui va in scena, sotto i nostri occhi sbalorditi, una vera e propria “guerra del più forte” su chi debba passare per primo. Svariate file parallele di auto si formano invadendo qualsiasi zona possibile di strada con l’unico risultato di creare un blocco che ci lascia fermi per quasi un’ora. Giunti finalmente a destinazione, incontriamo suor Marisa, suor Laura e Maria, giovane ragazza ospite delle suore durante la settimana.

Dopo pranzo prendiamo visione del primo progetto, poco lontano dalla casa in cui alloggiamo. Andiamo a trovare la Sig.ra Flora, madre di famiglia che vende vestiario di vario genere fuori casa su un piccolo carretto in legno. Ci accoglie piena di gioia e ci informa sugli sviluppi positivi della sua attività: le vendite sono buone, soprattutto felpe e t-shirt provenienti dall’Italia. La struttura ci sembra un po’ piccola rispetto alla mole di merce in esposizione e il il nostro Presidente si ripromette che l’Associazione si adopererà per portare avanti qualche miglioramento al progetto. Verso sera ci rechiamo con suor Gemma, suor Marisa e Mattia, padre di famiglia che l’Associazione segue fin dal suo primo anno di attività in Albania, al frantoio di Kalmet, zona collinare appena fuori Lezhë. Qui, una volta scaricate le olive raccolte dalle suore, abbiamo l’occasione di visitare, oltre al frantoio, anche la cantina e vedere da vicino vasche e alambicchi per la produzione del “Raki”, tipica grappa del posto.

MARTEDI 25  OTTOBRE

Sveglia, veloce colazione e poi, verso le 7.00, siamo già in auto con l’instancabile suor Gemma e suor Laura, pronti a partire per Vlorë (Valona), nel sud dell’Albania. Il programma prevede la visita e la consegna di alcuni pacchi di medicinali ad un’altra comunità di suore serve di Maria. Il viaggio è tranquillo e i 180 km di distanza ci permettono di prendere un’ampia visione della realtà del paese: i retaggi del periodo comunista sono ancora ben visibili e il proliferare di case in ogni spazio possibile è lampante. La quasi totale assenza di grosse industrie è compensata da numerosi bar/ristoranti e innumerevoli distributori di benzina che si susseguono lungo la strada. L’immagine che si ha è di un paese che, nonostante situazioni di grande miseria, sta cercando in tutti i modi di emergere. Ciò è evidente passando per Durazzo, città seconda solo alla capitale, in cui rimaniamo sbalorditi di fronte agli enormi palazzi, hotel e negozi che sorgono ovunque. Giunti a destinazione, veniamo accolti dalle sorelle che ci fanno fare una breve visita alla scuola elementare che gestiscono e nella quale suor Gemma ha iniziato, molti  anni fa, il suo servizio in Albania. Tra un caffe e un biscotto, scambiamo qualche parola sul periodo del regime comunista (terminato nel 1990) e sulle difficoltà che le suore hanno avuto, in quegli anni, a svolgere le loro attività di religiose. Ci spostiamo poi nella casa della Congregazione, nel centro di Valona: qui abbiamo l’occasione di visitare l’ambulatorio gestito dalle stesse suore. Vengono curate circa 40 persone al giorno per 3 giorni alla settimana, soprattutto per scottature dovute a fornelli, motori e impianti per la produzione di “Raki”. Visitiamo, inoltre, il bunker, una struttura in cemento armato, costruito dal regime sotto la casa delle sorelle come zona di difesa da un fantomatico attacco militare italiano. Prima di pranzo io e Michele ci concediamo una breve visita in auto della città con l’immancabile guida di suor Gemma. Valona è una delle città più grandi dell’Albania: nel centro svettano grandi edifici, alcuni modernissimi; nelle strade negozi pieni di merce e auto di un certo livello fanno pensare ad un paese che si è ormai lasciato alle spalle gli anni bui. La grande spiaggia in via di sistemazione e i vari hotel e ristoranti poco distanti sembrano confermare tutto ciò. Sfortunatamente basta uscire qualche metro da questa zona sfarzosa per imbattersi in strade sterrate e piene di buche che costeggiano edifici fatiscenti in cui abitano svariate decine di famiglie. Già la vista esteriore sottolinea tutta la miseria di questa gente e ciò stride con quello che abbiamo visto poco prima. Lungo il mare si staglia per diversi km una pineta in cui sono ben visibili i resti o l’intera struttura di vecchi bunker/postazioni di controllo in cemento armato, voluti dal regime per difendersi dall’esercito italiano in caso di arrivo dal mare.

Dopo pranzo visitiamo la vicina chiesa che nel periodo comunista era stata adibita a teatro di burattini. Il viaggio di ritorno non sembra darci particolari problemi se non quando arriviamo al fatidico punto dei lavori di asfaltatura, sempre nella stessa zona dell’unica strada che collega il sud del paese a Lezhë, nel nord. Questa volta però la situazione è ben peggiore della precedente: le auto occupano ogni spazio libero disponibile, invadendo corsie opposte e cercando scorciatoie con sorpassi azzardati. La pazienza del buon Michele, alla guida della jeep, è messa a dura prova e la numerosa presenza di camion non facilita certo la situazione!

Dopo oltre un’ora e mezza di attesa riusciamo a superare i 2 km scarsi dei lavori e ci precipitiamo, esausti, a casa.

MERCOLEDI 26 OTTOBRE

Alla mattina abbiamo in programma una visita a Shkodër (Scutari) nel Nord dell’Albania, al confine con il Montenegro, in compagnia di suor Gemma e suor Marisa. Lungo la strada ci fermiamo per una visita ad un Santuario dedicato alla Madonna e nel momento di ripartire l’auto non parte!! Sarà questo il primo di una lunga serie di problemi che noi, ancora ignari, avremmo dovuto contrastare nei giorni successivi. Con l’aiuto di alcuni uomini, subito pronti a dare una mano, rimettiamo in moto la macchina e ripartiamo verso Scutari. Qui facciamo visita al cimitero cattolico in cui troviamo la tomba delle suore “Serve di Maria Riparatrici” e il monumento in ricordo dei 38 martiri, beatificati da poco, trucidati nel periodo comunista: una grande pianta vicino al monumento ricorda il luogo esatto della fucilazione di alcuni di loro. Visitiamo poi il museo degli stessi e la grande cattedrale in cui a suo tempo papa Giovanni Paolo II celebrò la Santa Messa. Particolarmente toccante e incisiva è la visita al museo sul periodo comunista con la visione delle carceri. Rimaniamo sbalorditi e inorriditi davanti alle immagini e parole che descrivono quegli anni di torture, incarcerazioni e uccisioni barbare. Le minuscole celle, gli strumenti di tortura e le testimonianze ci trasmettono tutto l’orrore di quegli anni tremendi, tanto più se pensiamo come tutto ciò sia stato e sia tuttora sconosciuto a gran parte dei nostri connazionali. Eppure parliamo di Albania, solo a qualche km di distanza dalle nostre coste.

Nel pomeriggio incontriamo il Sig Tonin, autista di un pulmino che l’Associazione ha contribuito ad acquistare ormai 4 anni fa. L’attività procede in modo positivo anche se Michele insiste affinché Tonin cerchi di trovare un mezzo “nuovo” e più efficiente, sempre con il sostegno dell’Associazione. Facciamo poi visita a Mattia, a suo cugino Jovalin e la moglie per prendere le misure per l’installazione di una pompa per l’irrigazione dei campi e frutteti coltivati vicino ad un corso d’acqua. Jovalin e la moglie si dimostrano molto accoglienti e riconoscenti per quanto fatto dalle “Orme dei Servi” e ci invitano a prendere alcune borse di ortaggi di vario genere prodotti da loro. Per cena è in programma una visita a casa di Mattia e della sua famiglia ma, nel tragitto, dobbiamo fermarci: la macchina ha una grossa perdita d’acqua dal radiatore. Prontamente alcuni uomini ci vengono in soccorso e ci mandano ad un vicino meccanico che non può far altro che riempire il radiatore d’acqua per permetterci di tornare in paese. Nonostante tutto, arriviamo comunque da Mattia che ci accoglie pieno di gioia con la moglie, il figlio Antonio e la figlia Izabella. Ci mostra orgoglioso il motocoltivatore con la barra tagliaerba, gli alberi da frutto e le numerose piante di verdura che coltiva attorno a casa, oltre al “famoso” pozzo, costruito 5 anni or sono con l’aiuto dell’Associazione. La cena in famiglia si svolge in un clima unico di allegria e serenità: la moglie porta in tavola numerose pietanze alle quali ne Michele ne suor Gemma possono resistere dopo una lunga ed estenuante giornata.

 

GIOVEDI 27 OTTOBRE

Sveglia e tappa dal meccanico in paese per sistemare l’auto. In mattinata è previsto l’incontro con la signora Dila, che l’Associazione ha sostenuto con l’acquisto dei un carretto per la produzione di ciambelle. Dila informa Michele, sempre grazie all’immancabile suor Gemma che funge da interprete, che il carretto viene usato giusto 3 mesi durante l’estate perché nel resto dell’anno non ha la possibilità/volontà di utilizzarlo. Problematiche di vario tipo e visioni differenti tendono ad allontanare Dila dall’Associazione: la donna fatica a prendersi delle responsabilità e il progetto sembra destinato a concludersi in maniera negativa.

Nel primo pomeriggio Tonin passa a prendere me e Michele con il suo pulmino. Dopo una breve visita alla sua famiglia, che ci accoglie come sempre con grande entusiasmo, veniamo lasciati in centro a Lezhë dove abbiamo appuntamento con Luciano, padre marianista che, da diversi anni, ha avviato un progetto di doposcuola per i numerosi bambini e bambine rom della città. In alcune aule i ragazzi sono suddivisi per età e vengono seguiti nei compiti scolastici da alcune insegnanti, tra cui la figlia di Mattia. L’attività è gratuita per le famiglie che hanno come unico impegno quello di portare i ragazzi ogni giorno al doposcuola anziché lasciarli vagabondare in città. Girando per le classi veniamo accolti da grida di gioia ed entusiasmo, subito controllato dalle insegnanti che sembra abbiamo il loro bel da fare per tenere a bada quelle “piccole canaglie” (cit. Michele). Terminato il doposcuola, Luciano ci accompagna per una breve visita al quartiere rom, una realtà in cui opera da anni ed infatti, non appena mettiamo piede al suo interno, la nostra auto è accompagnata da continue urla di saluto verso “Lucio”, vera e propria star della zona. Una prima occhiata rende subito l’idea dell’estrema miseria in cui vivono queste persone: case diroccate e sporcizia caratterizzano la zona. Visitiamo uno di questi edifici: la struttura è precaria e mancano le finestre. Al secondo piano un gruppo di bambini in festa corre incontro a Luciano; le donne, madri e nonne dei bambini, si affacciano da qualche porta più titubanti per la nostra insolita presenza ma, una volta presa confidenza, riusciamo comunque a scambiare qualche parola. Ci mostrano le loro stanze, ricavate con fortuna tra le mura del palazzo: i letti, uno accanto all’altro, sono vicini a fornelli che tentano invano di riscaldare stanze fredde a causa delle grandi vetrate rotte. In noi cresce un forte senso di tenerezza nel vedere questi bambini in una situazione cosi ma, allo stesso tempo, siamo consci che ben poco si può fare purtroppo. Lo stesso Luciano ci spiega come, dopo innumerevoli anni di servizio, ciò che lo ripaga è il semplice rapporto di amicizia che lo lega a questa gente, consapevole che se solo uno di loro riuscirà, anche grazie a lui, ad andare oltre tutta quella realtà, sarà già un grande risultato. Lasciamo perciò questo posto con negli occhi  la miseria e l’estremo bisogno di aiuto,  ma anche quel sorriso dei bambini e delle loro madri che forse ci può insegnare come a volte basti davvero poco per essere felici.

Alla sera festeggiamo con una pizza assieme a suor Gemma, suor Marisa e suor Laura la fine della nostra permanenza

VENERDI 28 OTTOBRE

Sveglia all’alba, verso le 4 e mezza, per essere in aeroporto in tempo per prendere il nostro aereo delle 7.15. Dopo aver comprato qualche piccolo ricordo per la “famosa” Annalisa, albanese per adozione, salutiamo suor Marisa e suor Gemma, nostre compagne di avventura durante questi giorni così ricchi di esperienze, e, ancora un po’ addormentati, ci avviamo verso l’imbarco. Nel viaggio di ritorno i nostri discorsi non possono che tornare alle esperienze appena vissute in Albania: un paese controverso con una storia difficile e un presente e futuro incerti, in cui, dietro allo sfarzo e alla rapida crescita economica nelle grandi città, si nascondono grandi contraddizioni come la miseria dei villaggi e delle periferie, la mancanza di servizi base, il dramma della coltivazione e uso della droga e il fenomeno dilagante della corruzione.

Ancora oggi, a distanza ormai di un mese da quell’esperienza, mi capita di ripensare alle persone conosciute laggiù, alla determinazione di Luciano, di suor Gemma e delle altre sorelle nel portare avanti la loro missione giorno dopo giorno e alla voglia di riscatto che hanno avuto e che hanno tuttora i vari Mattia e Tonin, semplici portavoce di tanti altri che come loro cercano ogni giorno di migliorare la loro situazione nel loro paese, nonostante tutte le difficoltà.

E a questo pensiero non può che scappare un sorriso con la speranza di poter fare prossimamente ritorno.  

 

 

Comments are closed.