India 2018 – Viaggio di Giovanni e Michele – il report di Giovanni – 1° parte


  • MARTEDI 6 MARZO

Ore 15.30, aeroporto di Venezia. Io e Michele siamo pronti e motivati a partire alla volta del Tamil Nadu, nel sud dell’India, ben conosciuto dai nostri Soci: infatti l’Associazione opera laggiù, ininterrottamente, dal 2007.  In me si agita l’emozione per questo primo viaggio in India, una terra cosi affascinante e ricca di storia e tradizione ma per me ancora del tutto sconosciuta.

  • MERCOLEDI 7 MARZO

Ore 8.30: atterriamo a Chennay, nel sud est dell’India, e fin dai primi passi fuori l’aeroporto veniamo travolti dall’atmosfera del luogo: forte caldo, profumi e odori di ogni genere e una gran confusione causata dal traffico. All’aeroporto troviamo ad accoglierci Mr. John, il nostro autista e compagno di viaggio per tutta la permanenza in terra indiana. Prima tappa: Mamallapuram, a circa 50 Km. a sud di Chennay. Il viaggio verso il paese ci fa immergere ancora di più nella nuova realtà in cui il traffico, intenso e sregolato, “guidato” da un sottofondo continuo di clacson,   fa da cornice ad un paesaggio unico: edifici imponenti si alternano a misere baracche; grandi scuole di ogni genere e grado sorgono quasi una affianco all’altra; mucche  scorrazzano ovunque, nelle strade e davanti ai negozi; montagne di sporcizia e rifiuti  stonano con la miriade di colori accesi delle stoffe e dei sharis delle donne del luogo; “Apecar Piaggio” inondano le strade con il loro tipico colore giallo. Arrivati dai Servi di Maria a Palumaleri, dove c’è la casa di formazione, dopo un po’ di meritato riposo, approfittiamo delle poche ore prima della cena per un giro turistico della città.

  • GIOVEDI 8 MARZO

Freschi (si fa per dire, viste le temperature oltre i 30 gradi) e riposati, ci svegliamo di buon mattino per iniziare la nostra attività sul campo: abbiamo appuntamento con la nostra cara amica Sister Rita per una visita, in un vicino  villaggio dalit, Pattipulam, alle persone che l’Associazione ha aiutato ad acquistare una macchina da cucire al termine del corso di cucito: il diploma  era stato consegnato alle partecipanti dalla nostra Socia Alessia nel Settembre del 2016.  Mentre camminiamo tra una casa e l’altra, suor Rita ci fa notare come il posto risenta ancora dei danni causati dalle inondazioni di qualche anno fa. Notiamo però, con grande piacere, che quasi tutte le donne che hanno ricevuto la “sewing machine” hanno migliorato la loro condizione economica famigliare: ora, lavorando in proprio tra le 7 e 8 ore al giorno, e guadagnando in media €. 70-80 in più al mese, hanno di che vivere e mantenere la propria famiglia (spesso, infatti, queste donne e madri hanno su di loro il peso dell’intera famiglia perché il marito o non c’è o non lavora). Alcune di loro hanno dimostrato una notevole intraprendenza: infatti o hanno venduto la precedente macchina per un modello più recente o hanno migliorato le potenzialità della propria con l’aggiunta di un motore elettrico. In entrambi i casi aumenta la produttività e, di conseguenza, migliorano i loro guadagni. Suor Rita ci informa del fatto che alcune donne benestanti sono state nel villaggio per imparare a cucire: questo ci lascia sorpresi ma, allo stesso tempo, ci rende ancora più consapevoli della bontà del progetto in questo ormai “piccolo distretto della sartoria” che è diventato il villaggio stesso. Piacevole l’incontro finale con un gruppo di donne che negli anni hanno ricevuto un sostegno dall’Associazione. Tra una tazza di caffè e una foto, riusciamo a scambiare qualche parola e, personalmente, comprendo come il semplice lavoro quotidiano di cucito sia in realtà per loro una possibilità concreta di riscatto sociale in una situazione di grande disagio in quanto persone appartenenti ai “fuoricasta” (dalit).

È seguita la visita alla scuola di computer per orfani o figli di vedove dalit a Mamallapuram. La scuola funziona egregiamente. Ci è stata richiesta la possibilità di migliorare l’asset della scuola inserendo almeno due computer di “più recente generazione” per migliorare l’attività didattica.

  • VENERDI 9 MARZO

Salutati e ringraziati i padri Servi di Maria di Mamallapuram, ci dirigiamo verso la nostra seconda tappa: l’ospedale Holy hansenuorum di Fatima Nagar. Dopo un lungo viaggio in auto, spezzato da uno spuntino veloce (scatoletta di tonno e crackers consumati ai bordi della strada), arriviamo a destinazione. Veniamo accolti con grande simpatia dalle suore del nosocomio e, vista l’ora non troppo tarda, ci sistemiamo e facciamo una visita alle strutture dell’ospedale in cui sono ricoverate donne e uomini malati di lebbra e bambini di tutte le età affetti da tubercolosi e HIV. Le grandi stanze, in cui trovano posto dei freddi letti, abbastanza spogli, sono illuminate da luci deboli e tutto ciò non fa che incoraggiare l’idea con cui mi ero avvicinato a questi luoghi che ospitano persone con malattie cosi terribili. Tutti i possibili stereotipi vengono spazzati via, però, conoscendo in prima persona questa gente: giovani e vecchi consumati dalla malattia ma con un sorriso e una “voglia di vita” che mi lasciano sconvolto. Scambiamo qualche parola e ci scattiamo qualche foto assieme: l’entusiasmo di una visita così inaspettata è palpabile tra loro e, allo stesso tempo, mi lascia con un forte senso di smarrimento interiore. Come possiamo lamentarci della nostra vita davanti a scene come queste?! In serata siamo riusciti a visitare anche il “nostro” laboratorio tessile (con tanto di targa di ringraziamento) chiuso, dato l’orario, ma ancora fortemente produttivo.

 

 

 

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