2012 – India

Il 4 di Settembre sono rientrati dallo Stato indiano del Tamil Nadu i 5 Soci che si sono recati laggiù per l’ormai tradizionale esperienza annuale presso Le Missioni dei Servi e delle Serve di Maria: Annalisa, Giulia, Giovanni, Daniele e Michele.
E’ il sesto anno consecutivo con il quale l’Associazione “Sulle orme dei Servi-verso il mondo” dà continuità a questa esperienza.
Molti luoghi visitati sono gli stessi degli anni scorsi: Mamallapuram, dove si sosta dopo il viaggio aereo, Pondicherry (visita all’ashram di Sri Aurobindo, celebrato guru della spiritualità indiana), Thanjore (visita al tempio), il villaggio di Silvaipuram,Trichy, Fatima Nagar e Muppayur, con la visita all’ormai “nostro” villaggio di Narykkanvayal, di cui, specificatamente, diremo più sotto.
Tuttavia non sono mancate alcune significative varianti.

C’è stato anche un intermezzo turistico: dovendo visitare il tempio di Thanjore e la vicina “città santa” di Kumbakonam, siamo stati piacevolmente “obbligati” a sostare due notti nel “River resort” poco distante da Thanjore: ne è sortito un breve periodo di relax ben accettato da tutti, dopo le fatiche sostenute per il lungo viaggio in pullmino su strade sempre molto “impegnative” e stressanti. Sapevamo, chi per sentito dire, chi per esperienza, che il traffico delle città indiane è qualcosa di difficilmente immaginabile in relazione ai nostri standard, ma quello di Kumbakonam, che pure è una città santa per la presenza di tanti templi, c’è sembrato li superasse tutti: i nostri sono stati messi in fuga e costretti a rientrare alla base (al resort) storditi e frastornati.

Ma venendo allo specifico inerente la nostra “missione”, cioè i progetti associativi, partendo da Mamallapuram, passando da Pondicherry, la prima “sosta” è stata fatta al villaggio di Silvaipuram, dove l’anno scorso, negli stessi giorni agostani, era stata avviata, alla nostra presenza, con danze di benvenuto e la tipica accoglienza, calda e straordinaria di laggiù, la “tayloring School” , il cui corso era terminato a Marzo di quest’anno con la consegna, alla presenza del nostro Socio nonché attuale Priore della Provincia Lombardo-veneta, p. Lino Pacchin, della macchine da cucire a 30 donne del villaggio.
Una ventina tra queste ci ha intrattenuto all’interno della Chiesa Parrocchiale del villaggio, esprimendoci ancora una volta gratitudine e riconoscimento e ci ha espresso anche il desiderio di effettuare un “secondo corso di perfezionamento”. Abbiamo risposto che ci facciano pervenire, tramite il loro Parroco, uno schema su cui poter ragionare assieme e poi decidere. Abbiamo incontrato, poi , alcuni giovani che, sempre l’anno scorso, avevano chiesto un contributo per l’acquisto di una macchina utensile atta a produrre elementi per costruzioni in cemento armato.
Abbiamo loro risposto che avevamo atteso a lungo, per mesi, facendo dei solleciti al loro Parroco, p. Felix, ora trasferito……….in Canadà, per avere ragguagli sulla loro richiesta. La cosa è un po’ paradossale: avevamo già i soldi da destinare a questo micro-progetto che sono rimasti nelle “casse associative” inutilizzati. Succede anche questo!
Uniche scusanti il fatto che il computer di p. Felix non riceveva le nostre e-mail e, poi che, in vista del Capitolo della Provincia Servitana indiana, si sapeva che ci sarebbe stato un cambiamento con l’arrivo di un nuovo Parroco. Questo ha certamente contribuito a trascurare l’impegno del micro-progetto.
Poi abbiamo fatto, in compagnia della gente del villaggio, il “giro” dello stesso, salutandoci reciprocamente in un clima di calda simpatia. Abbiamo così potuto vedere da molto vicino tante situazioni di estrema ma dignitosa povertà. Poi, i saluti con la promessa di rivederci l’anno prossimo, sperando che nel frattempo qualche buon micro-progetto a favore di Silvaipuram si possa nel realizzare.

Ma i momenti di maggiore partecipazione, commozione e gioia sono stati quelli relativi alla verifica degli altri due micro-progetti, quello della inaugurazione dell’impianto della “drinking water” a Narikkanvayal e della consegna delle sei mucche da latte ad altrettanti ex-lebbrosi di Fatima Nagar.

Nel piccolo villaggio (300 anime, equamente divise tra cattolici e indù) c’era grande aria di festa, lo immaginavamo e la gioia di rivederci (significativo il fatto che ci hanno stretto le mani “all’occidentale”) concludendo, finalmente, dopo 4 anni, il progetto per avere acqua potabile a tuttigli abitanti abitanti, era sul viso sorridente di tutti i convenuti.
Poi, p. Sagai, ci ha messo “del suo”: là, all’incrocio, dove la strada svoltando a sinistra si allontana in altra direzione, era stato messo un manifesto con le foto di noi cinque e la dicitura relativa alla nostra visita:
L’impianto era lì, pronto ad essere inaugurato: dopo essere stati omaggiati con le rituali corone variopinte di gelsomini, fattoci il “terzo occhio” sulla fronte in segno benaugurante, p. John Britto ha dato seguito alla benedizione dell’impianto, poi il taglio del nastro da parte delle nostre “madrine” Annalisa e Giulia e, finalmente, si è aperto il rubinetto dell’acqua potabile. Al Presidente dell’Associazione l’onore del “primo bicchiere” , poi la ressa di tutte le persone accalcate attorno al rubinetto. Anche Annalisa ha sorseggiato un po’ d’acqua. P. Sagai ci diceva che gli abitanti di Narykkanvayal dovevano fare 5-6 km. di strada di sola andata per andarsi ad approvvigionare dell’acqua da bere con i caratteristici recipienti posti sulla testa. Poi, in Chiesa, breve discorso di circostanza di p. Sagai, di p. Britto e del Presidente che, in inglese, si è rivolto alle persone invitandole a non dimenticare la generosità dei Soci dell’Associazione nel sostenere e volere la realizzazione del progetto per l’acqua potabile, segno per loro di diritti acquisiti e di maggior dignità umana, la spesa che ciò ha complessivamente comportato e la necessità di gestire con cura l’impianto loro affidato.
Alla fine tutti di nuovo attorno all’impianto a salutarsi, sorridersi, ritrarsi nelle foto o farsi riprendere dall’operatore che esibiva una pretenziosa cinepresa professionale.
Ed ora, a Narikkanvayal, tutto finito? Speriamo proprio di no! Infatti, nel primo pomeriggio, dopo pranzo, nei locali della Parrocchia di Muppayur, assieme a p. Sagai e p. Britto, abbiamo incontrato i rappresentanti degli agricoltori delle 17 località che costituiscono il Comune di Muppayur. Si è parlato dell’acquisto del trattore a favore della neo-costituita Cooperativa Agricola voluta da p. John Britto. Di questo se ne era già parlato anche l’anno scorso. Interpellato sull’argomento, il Presidente si è espresso ribadendo ancora una volta la disponibilità dell’Associazione di contribuire con una percentuale significativa, all’acquisto del trattore agricolo, ponendo però una condizione: di ricevere, redatto dai responsabili della Cooperativa, un elaborato nel quale si precisano le “modalità d’uso” e le relative responsabilità nella gestione del mezzo: chi è il titolare, chi e con che modalità sarà utilizzato, chi lo manutenzionerà, chi pagherà ogni spesa di manutenzione corrente, le responsabilità in caso di rotture meccaniche, etc. . Questo allo scopo di creare un quadro di norme chiare ed affidabile che eviti un cattivo o disordinato uso del mezzo.
Su questo punto tutti hanno concordato e, al momento attuale, siamo in attesa di ricevere il loro elaborato con le riflessioni relative.
Si è concluso così, nella maniera più positiva e gradita immaginabile, la nostra visita a Muppayur e al “nostro” villaggio di Narikkanvayal.

L’altro “avvenimento” forte e significativo del viaggio è stata la consegna delle sei mucche da latte ad altrettanti lebbrosi che,in precedenza, erano stati curati nell’ospedale Holy Hansenuoruma di Fatima Nagar.
Andare a trovare Suor Rita e visitare, come sempre facciamo, quale pellegrinaggio nel mondo del dolore, in punta di piedi e con l’animo accorato, gli spogli padiglioni degli ammalati di TBC, AIDS e di lebbra, uomini e donne, è sempre un momento “intenso” se ci poniamo nell’ottica di aprire la nostra riflessione alla complessità dell’esistenza umana.
Suor Rita aveva appena trascorso un periodo critico in termini di salute e ci ha detto subito di essere stanca per il forte impegno a lei richiesto per l’intera giornata. Impegno che ormai continua, senza soste, da più di 20 anni.
Comunque era contenta di vedere ancora una volta dei Soci dell’Associazione, che a loro volta erano di incontrarla.
Ci ha sorpreso ma anche fatto piacere sapere che i vivaci bimbi che correvano, saltavano e giocavano con grande determinazione e dispendio di energie, erano quelli ammalati di AIDS conosciuti in passato: di loro, infatti, nessuno, a causa di questa malattia, da quando sono ospitati nell’”Holy Hansenuorum” è venuto a mancare.
Le ragioni di questo fatto che ha dello straordinario? Suor Rita detta le condizioni che rendono possibile il verificarsi: 1°: i bimbi devono sentirsi accolti e desiderati; 2° : devono giocare; 3° devono andare a scuola, 4°: devono essere ben nutriti, 5°: devono vivere in ambiente salubre, 6°: devono prendere le medicine.
Considerazioni che per noi che consideriamo la medicina, la scienza medica, la chirurgia che spiegano e curano, quali espressioni della scienza e della tecnica umana, qualsivoglia problema, sono ricche di implicazioni e di interrogativi.
Le mucche.
Pensavamo si trattasse di una faccenda di un paio d’ore: da una parte sei persone con a fianco il proprio ruminante, dall’altra parte noi. Cordiali saluti, frasi di circostanza, atmosfera positiva, foto con tutti sorridenti e poi basta, termine della cerimonia e ritorno a casa.
Non è stata così. Solo due lebbrosi hanno ricevuto la loro mucca nel cortile dell’ospedale, anche perché è lì che lavorano e vivono. Ma le altre 4 mucche sono state consegnate 2 a 80km. a nord di Fatima Nagar e le restanti due a sud a 90 km. dall’ospedale.
Un viaggio dentro ogni tipologia di strade del vasto repertorio indiano: strade non asfaltate con e senza buche, strade sterrate, strade con asfalti di varia natura ed anzianità con varie gradazioni di rugosità.
Insomma abbiamo sussultato per 160 chilometri il primo giorno e 180 il secondo.
Le nostre ossa sono state severamente impegnate, ma fortunatamente hanno retto.
Ma in cambio siamo entrati nel “ventre” dell’India antica ed eterna dei villaggi, dove la vita scorre lenta e serena, ma anche dove le abitazioni, spesso capanne e autentici tuguri, il vestire della gente, gli oggetti che circondano il loro vivere, denotano una miseria difficilmente dicibile. E lì abbiamo incontrato altri quattro lebbrosi, ciascuno dei quali ci ha mostrato il suo nuovo acquisto.
Una situazione che ci ha particolarmente colpiti è stata la visita ad una famigliola in mezzo ad una campagna dove, unico sperduto manufatto , c’era la loro capanna fatta di strisce di cocco, con, al suo interno, una branda, un motorino e una culla consistente in una coperta agganciata in alto al soffitto. Nient’altro. Lì viveva questa famigliola, papà, mamma e bimba. Ci dissero che quando la famiglia ha saputo che lui era lebbroso, lo hanno cacciato di casa. La moglie, con la bimba, lo hanno seguito. Suor Rita ha acquistato per loro la capanna e noi la mucca.
Alcune considerazioni su questo micro progetto: Suor Rita ha preteso che ciascun lebbroso desse Rs. (rupie) 5000 rispetto alle 25.000-30.000 necessarie per l’acquisto di una mucca. La produzione in latte giornaliera è molto bassa rispetto ai nostri standard: 6-7 litri al giorno. Lì l’erba è rada e secca e questo giustifica tale produzione. Ciascun proprietario tiene per sé una parte del latte giornaliero e il resto lo vende. Il ricavato viene versato in un libretto di conto corrente bancario. Gli operatori sociali che lavorano con suor Rita hanno la possibilità di accederne all’estratto conto per verificare la correttezza della gestione. Le mucche sono assicurate in caso morte.
A sottolineare la bontà di questa impostazione, ci siamo sentiti autorizzati a confermare che l’Associazione “Sulle orme dei Servi-verso il mondo” sosterrà anche per l’anno a venire analoghi micro-progetti a favore di lebbrosi ex-degenti del suo ospedale.
In segno di ringraziamento a Suor Rita abbiamo consegnato una targa con il logo associativo e le parole scritte in Tamil.
Analogo segno di gratitudine è stato consegnato a p. Sagai in una serata conviviale a Trichy.
Certamente il viaggio ha riservato altre emozioni: i monumenti hindu di Mamallapuram, di Thanjore e Trichy, l’ashram di Pondicherry, il viaggio in treno per ritornare a Mamallapuram. Cose belle che si dimenticheranno con una certa fatica.
Ma ciò che ci scaldava di più il cuore e lo rendeva felice era certamente il ricordo della ressa gioiosa e festosa di donne e bimbi che attingevano l’acqua al rubinetto dell’impianto di Narikkanvayal e il senso di gratitudine negli occhi dei sei lebbrosi: qualcuno si era ricordato di loro, per dare una mano e un po’ di speranza. E veniva da così lontano che non sapevano da dove.