Settembre 2016 – Il viaggio in India di Michele ed Alessia – Report

Anche quest’anno l’Associazione ha realizzato la visita presso le realtà del Tamil Nadu dove vengono realizzate, ormai da più di dieci anni e senza sosta di continuità, i nostri micro-progetti. Alessia e Michele si sono incaricati del compito nei giorni tra il 17 e il 25 Settembre. Per loro si è trattato di un autentico tour de force: per rispettare il programma delle visite, i nostri sono sempre stati “in movimento” praticamente ogni giorno, senza soste. Tuttavia, a parte la “fatica”, le cose sono andate bene e Alessia, alla sua prima esperienza “indiana”, si esprime in termini positivi di quanto
vissuto e visto. Ecco le informazioni di quanto realizzato dai nostri due Soci nell’arco di quella intensissima settimana:

Domenica e lunedì: Mamallapuram
(sosta anche turistica) e visita (lunedì), assieme a Suor Rita, a due villaggi dell’area colpiti dall’inondazione del dicembre dell’anno scorso. “Ci recavamo in barca, per portare gli aiuti a persone che avevano perso tutto” ci ha confidato il giovane parroco che collabora con Suor Rita nel campo dell’assistenza “sociale”. In uno dei due villaggi Alessia ha consegnato i diplomi alle donne che hanno terminato il corso di cucito con le macchine da cucire che sono state consegnate loro e il cui costo era stato sostenuto per buona parte dell’Associazione. “Adesso, lavorando “in proprio” avranno la possibilità di avere di che mangiare!” ci ha confidato contenta e soddisfatta (come del resto anche noi) Suor Rita. Piacevole e simpatico il deambulare di qualche ora per questi villaggi per incontrare e salutare le persone, specialmente le donne che negli anni precedenti avevano acquisito “le nostre” macchine da cucire per svolgere piccoli lavori di sartoria ma importanti per le loro povere economie familiari.

Martedì:

viaggio con l’autista Mr. Shatish, ormai nostra affezionata guida, a Kilnathur dove abbiamo ricevuto il saluto caloroso di Victor al quale, l’anno scorso, abbiamo contribuito all’acquisto della sua strumentazione professionale per organizzare “eventi” (raduni, matrimoni, feste, etc.), di Antony per l’acquisto del furgoncino Tata e poi Alessia ha sostato  sul “mitico” trattore Mahindra (con ormai più di 200.000 km. di lavoro!) e, seduti davanti alla sua nuova casa, abbiamo ricevuto l’omaggio floreale della Sig.ra Vincent. Alla  sera siamo arrivati a Fatima Nagar, accolti con simpatia e calore da Suor Stella e dalle consorelle. C’è stato anche il tempo per una visita ai vari padiglioni dell’ospedale, dove sono ricoverati uomini e donne affetti da lebbra, hiv e tbc. Al duro impatto emotivo di chi visita per la prima volta questi luoghi, alla fioca luce delle lampadine nel buio serale, non si è potuto sottrarre Alessia, che è rimasta profondamente turbata da questa esperienza.

Mercoledì:

Suor Stella ci ha intrattenuto su alcune esigenze di aiuto a due famiglie di ex-lebbrosi (Sigg.ri Chandran e Parvathi) alle quali l’anno scorso erano state consegnate due mucche da latte. Ora una famiglia chiede il sostegno per l’acquisto di una seconda e l’altra chiede il sostegno per l’acquisto di alcune pecore. Assicuratala della disponibilità dell’Associazione a fare proprie queste esigenze, siamo andati a vedere il “nostro” laboratorio tessile, che purtroppo quel giorno era chiuso. Comunque sia siamo riusciti ad acquistare tovaglie e canovacci per le nostre bancarelle di solidarietà riempendo al limite delle possibilità le nostre valigie. Nel pomeriggio abbiamo visitato il tempio indù di Tiruchirapalli e incontrato Suor Lylian Mary al Convento Louis Nagar. Abbiamo visitato la scuola di computer che l’Associazione ha contribuito a realizzare a favore di figlie di donne “fuori casta” vedove. Anche Suor Lylian ci ha fornito il suo “cahier de doleances” e chiede all’Associazione macchine da cucire e pecore sempre per donne “dalit” vedove che vivono nei villaggi. Poi, salutata Suor Lylian, siamo andati ad incontrare p. Sagai per passare al massimo dell’allegria concessaci dalla situazione nell’usuale ristorante dove i camerieri, essendo “buoni cattolici” e quindi amici del buon frate, ci trattano con attenzione e riguardo. Bevuto e mangiato il possibile e salutato p. Sagai, siamo rientrati a Fatima Nagar.

Giovedì:

Poi, tra la gioia di tutti, fate le foto di rito, siamo partiti alla volta della ancora lontana città di Tanjore. In India ci si saluta, cosa risaputa, congiungendo le mani : gesto elegante ma che evita con cura il contatto fisico con “il tuo prossimo”. Ma a Narikkanvayal questa, almeno con noi, non è per niente la pratica usata. Debbo dire che in tutti i miei viaggi in India non ha mai stretto tante mani e distribuito tante pacche sulle spalle come a Narikkanvayal!! Sfatti dal viaggio, dai chilometri e dal caldo torrido, siamo approdati al solito resort di Tanjore, quello lungo il fiume, dove ci siamo ristorati e abbiamo dormito finalmente al fresco e senza zanzare.

Venerdì:

al mattino ci siamo dedicati al riposo e abbiamo potuto anche rinfrescarci nuotando nella piscina del resort. Al primo pomeriggio visitiamo il tempio di Tanjore per partire subito dopo per l’ospedale di Suor Rita, che si situa,passando per Pondicherry, sulla costa del Golfo del Bengala, a 40 Km. a Sud di Mamallapuram. Vi arriviamo alla sera tardi. Ci accoglie Suor Rita nel migliore dei modi.

Sabato:

Al mattino visitiamo il nuovissimo ospedale, inaugurato solo due mesi prima, voluto e realizzato dalla ferma e decisa volontà di Suor Rita e che serve le necessità mediche degli abitanti di circa venticinque villaggi, principalmente di “dalit” ai quali, ovviamente, nessuna autorità sanitaria “ufficiale” si sente in dovere di prestare attenzione. L’affluenza di persone che vi si recano per essere curate è incessante e totale è la dedizione prestata ad essi dalle suore. Al pomeriggio abbiamo la ventura di recarci, con un fuoristrada, a visitare alcuni villaggi di “dalit” all’interno della foresta. L’ultimo villaggio ci è rimasto particolarmente impresso trattandosi di “dalit” di “terzo livello”. La miseria era evidente, nonostante la presenza di varie case in murature costruite grazie a una ONG tedesca negli anni’80. Gli abitanti del villaggio, ci dice la suora che ci accompagna, si cibano di serpenti, scorpioni e ragni. I bimbi non vengono accettati nelle scuole perché ritenuti dei sub-umani e gli uomini, ovviamente, non trovano lavoro. Alessia ed io vagoliamo straniti in quella realtà umana. Poche ore dopo, la notte tra sabato e domenica, partiamo dall’aeroporto di Chennay per far ritorno a casa. Nella sosta per il transito all’aeroporto di Abu Dhabi passiamo in rivista, per chilometri, l’ostentata, crassa e sguaiata esibizione di ogni sorta di ricchezza e di ogni ben-di-dio. L’abissale differenza con la realtà dell’ultimo villaggio dalit ci rende storditi e increduli. Con, e però e alla fine, il guadagno di una positiva considerazione in merito: Quelli de”Sulle orme dei Servi-verso il mondo” sanno ancora di più e meglio di prima verso quali realtà umane volgersi e a quali, con irrisione, “volgere le proprie terga”.

 

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