India 2019 – il viaggio di Marino e Michele – l’intensa esperienza di Marino

La vita, a volte, è proprio strana e, per fortuna,  ci può ancora positivamente sorprendere!

Ho partecipato a questo viaggio in India come Socio dell’Associazione per puro caso, solo perché una mia amica, Chiara, anche lei Socia, mi aveva accennato a questa possibilità. “Perché no?”, mi sono detto. Così, senza pensarci su troppo, con giovanile baldanza, un po’ desueta ma utile anche per noi ultrasessantenni e  nessuna preparazione in merito,  nel giro di pochissimi giorni mi sono ritrovato per le mani un biglietto aereo per Chennay, capitale dello Stato del Tamil Nadu,  e un visto per l’India.

Ecco la cronaca di queste intense giornate.

Mercoledi 3 aprile

La mattina, atterriamo all’aeroporto di Chennay. Ad attenderci  troviamo Mr. John, che ci farà da autista durante tutta la nostra permanenza.  Persona mite e gentile, John, ha un solo difetto: esegue i sorpassi al rallentatore, con conseguenti ripercussioni sui miei battiti cardiaci e sulla pressione arteriosa.

Ci dirigiamo subito a Mamallapuram, dove abbiamo prenotato una camera in un resort solo per la prima notte. Ci era stato vivamente  raccomandato, infatti,  che non era per nulla prudente dire ai funzionari dell’immigrazione dell’aeroporto che saremmo stati ospiti in strutture religiose per effettuare dei micro-progetti a favore di  persone povere, per via della situazione politica attuale che vede un inasprimento del nazionalismo indù e diffuse forme persecutorie contro i cristiani. Avremmo rischiato, com’è già successo ad altri “volontari” come noi, di essere subito rimpatriati col primo aereo!

Il viaggio inizia percorrendo una grande arteria, che però è quasi completamente bloccata da un traffico asfissiante fatto di auto, un’infinità di moto, camion  e corriere sgangherate. Il tutto allietato da un caldo umido e dalla vista di sequele di enormi caseggiati, segno di una draconiana aggressività edilizia,  ancora parzialmente in costruzione.  In India questo è il progresso, bellezza!

L’impatto per me è decisamente pesante, non è precisamente questa l’immagine che mi ero fatto dell’India sulla base di quanto avevo visto sui libri  e in televisione.

Comunque il resort di destinazione è piacevole e, dopo qualche ora di riposo,  facciamo in tempo a visitare i negozietti di articoli di artigianato locale, in vista degli acquisti che dovrà fare Michele il giorno successivo in funzione dei mercatini i cui introiti finanziano i micro-progetti dell’Associazione. Facciamo in tempo anche a fare quattro passi su una grande spiaggia sul golfo del Bengala gremita di gente con la vista su un antico chorten Indù e a concludere la serata in un ristorantino sovrastante  la spiaggia con una cena di pesce. Il pesce sarà poi quasi sempre presente nella nostra alimentazione i giorni successivi. Precisiamo: quello delle scatolette di tonno portate dall’Italia in buona quantità da Michele!

Giovedì 4 aprile

Mentre Michele fa gli acquisti ne approfitto per visitare l’area archeologica di Mamallapuram, che è anche un sito Unesco. Si tratta di antichi tempietti Indù completamente scolpiti nel granito  affiorante dal terreno sabbioso sotto forma di enormi placche arrotondate  e di enormi massi tondeggianti. Ci trasferiamo successivamente alla Annai Formation School dei Servi di Maria dove  resteremo ospiti per la notte e dove troviamo anche e salutiamo padre Bernardino e padre Saveriopan, vecchie conoscenze dell’Associazione e i giovani studenti della comunità.

Nel pomeriggio andiamo nella scuola dove gli anni scorsi erano stati comprati, grazie alla nostra Associazione dei computer per organizzare dei corsi di informatica per figli di vedove  “dalit” e, ci confessava Suor Rita che a quel tempo operava a Mamallapuram, di alcune prostitute.  Ora la suora opera nel “suo” ospedale di Panajur, a 40 Km. di distanza,  mentre adesso dirige la locale scuola don Ruben che è anche parroco della chiesa locale. Michele spiega che l’Associazione sarebbe intenzionata a  finanziare per l’anno prossimo l’acquisto di due-tre computer di nuova generazione in sostituzione di quelli divenuti ormai obsoleti allo scopo di impedire il declassamento dei corsi di informatica stessa.

Venerdì 5 aprile

Dopo aver salutato padre Bernardino, andiamo a visitare un villaggio, accompagnati da don Ruben, dove tre anni fa era stato co-finanziato l’acquisto di 20 macchine per cucire ad altrettante donne del posto. Lo scopo della nostra visita è quello di verificare  se il progetto sta dando i risultati sperati, che consistono nel consentire a queste donne, che, ricordo, appartengono, ai “dalit” cioè i “fuori casta” o altrimenti detti  gli “intoccabili” e quindi dimenticate del tutto dalle autorità locali, di potersi sostenere economicamente  confezionando abiti per altre donne. Quello visitato è un tipico villaggio rurale, composto da abitazioni piccole o piccolissime, talvolta dotate di corrente elettrica e con un rubinetto dell’acqua esterno. Queste persone che abbiamo visitato, (che tuttavia non sono quelle che vivono in assoluto  peggio di tutto grazie alla loro attività lavorativa), ci accolgono sempre con modi cortesi e ospitali. C’è presente, in questo villaggio, una piccola comunità cattolica di cui don Ruben è guida spirituale e autorità riconosciuta.

Successivamente ci rimettiamo in viaggio in direzione sud, alla volta di Trichy che dista circa 250 km da Mamallapuram.

Il viaggio si svolge in gran parte su strade a doppia corsia, tipo autostrada, dove però transita ogni tipo di veicolo , dal motorino con tre persone “ a bordo”(compresi i neonati !), al trattore che trasporta fieno. John è molto ligio a suonare il clacson in continuazione, ma senza ottenere grandi risultati e, visto che nessuno si sposta dal centro della strada, così lui passa indifferentemente a destra o a sinistra! Nel primo pomeriggio sotto un sole a picco e dopo aver attraversato campagne rese brulle dalla perdurante siccità e popolate da poche fattorie e piccole mandrie di mucche e capre, raggiungiamo l’ospedale “Holy Hansenuorum” di Fatima Nagar costruito nel 2010 grazie ai finanziamenti dei frati Servi di Maria di Monte Berico a Vicenza.  La struttura ospita un gran numero di bambine affette da HIV, un piccolo padiglione per donne malate di tubercolosi e un altro che ospita una ventina  di malati di lebbra. Queste persone vengono ospitate in un edificio aperto dall’aspetto squallido e disadorno. Noi italiani lo definiremmo invivibile, ma li vengono curati nel migliore dei modi e dimostrano quando andiamo a visitarli una serenità che è difficile trovare nei nostri ospedali. Molti di loro presentano gravi mutilazioni, conseguenza della malattia. Uno di loro ha perso entrambe le mani e la parte anteriore dei piedi. Si sforzava di dirci qualcosa, ma noi ovviamente non lo potevamo capire, allora si sforzava di sorriderci con tutto il suo volto sfigurato dalla malattia. Adesso che sto rimettendo ordine a questi ricordi penso con sofferenza proprio a lui: so però che le suore lo accudiscono con affetto e disponibilità. Se non ci fossero loro, lui sarebbe ancora abbandonato e dimenticato da tutti.

Sabato 6 aprile

La mattina Michele acquista un certo numero di tovaglie dalle suore destinati  ai  mercatini dell’Associazione. Queste tovaglie sono confezionate da donne guarite dalla lebbra  nel laboratorio costruito dalla nostra Associazione  che ne ha pagato la sistemazione dei locali e il restauro dei telai : una scritta al di fuori della porta ricorda questo nostro progetto che risale al 2007.  Michele deve però affrontare una accesa e accanita trattativa con la suora che non capisce, o non vuol capire,  il concetto dello sconto quantità, alla fine però lui “ha la meglio” e ottiene lo sconto richiesto. Per rifocillarci dallo sforzo le suore ci preparano un lauto pranzetto a base di riso verdure  e pollo, il tutto innaffiato dal vino Tavernello bianco, altra provvidenza di  Michele che  l’aveva saggiamente messo nel frigorifero della cucina e che nelle calde sere indiane ci ha allietato nel fisico e nello spirito. Io mangio di gusto, mentre le suore guardano con spiacevole sorpresa  Michele mangiare, come sempre un po’ schizzinoso verso le pietanze indiane, solo le scatolette di tonno tirate fuori dalla valigia.

La vita a “Holy Hansenuorum” scorre serena, addolcita dalle voci delle bambine e dai loro canti provenienti la mattina dalla vicina chiesa. Numerosi scoiattoli corrono da un albero all’altro e perfino all’interno degli edifici, mentre la mattina un gruppo di scimmie si esibisce in salti acrobatici tra i rami degli alberi vicini. Nel pomeriggio ci trasferiamo a Trichy dove Michele mi accompagna a visitare il grande tempio indù di Sri Ranganathaswamy, uno dei più grandi di tutta l’India, caratterizzato da enormi torri ( i “gopuram”) ricoperte di statue  dipinte con colori sgargianti (che mi ricordano un po’ i nostri luna park). E’ obbligatorio entrare scalzi, ma il problema è camminare a piedi nudi sulla pavimentazione di pietra resa rovente dal sole equatoriale.

Dopo la visita al tempio andiamo convento dei Servi di Maria dove vive e lavora padre Sagai. In attesa di incontrarlo approfittiamo della rete wifi dei padri, per collegarci nuovamente con il mondo digitale da cui eravamo rimasti tagliati fuori da alcuni giorni.  Michele con padre Sagai prende accordi per pianificare l’attività dei prossimi giorni sforzandosi come sempre di essere molto incisivo nelle sue argomentazioni, mentre il frate  lo ascolta con uno sguardo un po’ sornione.

Domenica 7 aprile

Oggi abbiamo appuntamento con padre Sagai nel minuscolo villaggio di Narikkanvayal, per la consegna ufficiale del trattore alla comunità. Prima passiamo per Madurai, città antica dell’India, che aveva, dice la guida, legami commerciali addirittura  con l’antica Roma. Arriviamo con l’intenzione di visitare l’antico tempio, che purtroppo è chiuso per pausa pranzo. Approfittiamo per comprare un po’ di orecchini da rivendere nei mercatini dell’Associazione. Alle 14 arriviamo al nostro appuntamento con Sagai al villaggio. Il trattore è già lì in bella mostra, lucido e fiammante, con la scritta ben visibile “Donated by Sulle orme dei Servi, Stra-Italy”. Una piccola folla ci viene incontro e ci circonda, ci accoglie con modi gentili ed ossequiosi e ci donano, come tradizione, una sciarpa di seta come segno di buona accoglienza. Padre Sagai e Michele illustrano le regole stabilite per il corretto uso del trattore da parte dei locali agricoltori alle persone convenute di fronte alla piccola chiesa e poi, alla fine,  ci facciamo le foto di rito. Ci mostrano soddisfatti anche l’impianto per estrarre l’acqua dal pozzo e filtrarla. Ci dicono che a causa della grande siccità che tortura la regione vengono a prendere l’acqua anche da villaggi vicini. Visitiamo il villaggio che è di grande povertà, ma un giovane uomo ci fa vedere la casa in muratura che sta costruendosi per la sua famiglia. Una casa che è più piccola di un nostro garage, ma  I suoi occhi e quelli della giovane moglie brillano di gioia e di soddisfazione! Padre Sagai benedice la casa:  è  davvero un momento di gioia e di serenità. Mi sento piccolo in mezzo a loro. Sono “dalit”, i “fuori casta”, “gli intoccabili”,  la loro povertà è assoluta e questa è la ragione per cui “sulle orme dei Servi-verso il mondo” si reca  lì ogni anno dal 2007, per  sostenere la  dignità esistenziale di queste persone. Uno  spirito positivo aleggia piacevolmente tra di noi e ci dà speranza nel voler continuare anche nel futuro quanto già intrapreso.

Lunedì 8 aprile

Partiamo alla mattina per incontrare le suore del “Servite Social Service” di Trichy che si sono occupate dell’assegnazione delle mucche acquistate con i soldi dell’Associazione a dieci vedove “dalit”, la categoria più marginale in assoluto nella realtà indiana. La situazione è delicata e vogliamo accertarci che tutte le 10 mucche siano state acquistate e consegnate nel debito modo. Inoltre tramite le suore stesse facciamo consegnare un documento scritto in lingua Tamil in cui si stabiliscono dei doveri e degli impegni da rispettare  da parte di chi riceve in carico la mucca. Questa attività ci porta a spostarci nei piccoli villaggi attorno a Trichy per tutta la mattina. Questo progetto può essere un punto di partenza per far migliorare il tenore di vita di queste povere donne. Si comincia oggi con una mucca, poi magari l’anno prossimo nascerà un vitellino, intanto la mucca fa il latte che è già una piccola risorsa per queste poverissime economie famigliari. Nel pomeriggio lasciamo definitivamente l’ospedale di Fatima Nagar. Suor Pradashi, la responsabile,  ci saluta e noi la ringraziamo per il lavoro che sta compiendo insieme con le altre suore. La sera giungiamo in un bel resort vicino a Thanjavur.

Martedi 9 aprile

Dopo una mattinata di relax e una nuotata nella piscina del resort, partiamo in direzione nord alla volta del piccolo ospedale di suor Rita a Panajur, distante circa 200 km. Facciamo solo una sosta per visitare il bellissimo tempio Indù del sec. VIII d.c. di Thanjaur. Il viaggio procede molto lento, perchè si percorrono strade che attraversano numerose cittadine, affollate del solito traffico fatto di centinaia di motociclette e altri veicoli lenti. Facciamo una sosta veloce a Pondicherry, antica enclave Francese, dove facciamo visita alla tomba del famoso guru Aurobindo, morto nel 1950 e ancora oggetto di grande venerazione da parte dei fedeli. Arriviamo all’ospedale di suor Rita dopo le 19, che ci accoglie con l’affetto e la simpatia che sempre riserva ai Soci della nostra Associazione. Dopo una buona  cena veniamo  sistemati in una cameretta con aria condizionata.

Mercoledì 10 aprile

La giornata  è caratterizzata da una serie di visite, accompagnati dalle suore, in diversi piccoli villaggi  immersi tra le palme da cocco e gli alberi di mango. Lo scopo è quello di monitorare l’efficacia delle donazioni fatte gli anni scorsi, sotto forma di macchine per cucire, mucche, capre. Si tratta sempre di famiglie “dalit”, per la precisione  di “sottoclasse inferiore” (!). L’ambiente è quello tipico di un paese tropicale: capanne di paglia, qualche casetta in muratura, bambini che ci guardano e sorridono, focolari all’aperto per cucinare, un pozzo in comune. Alcuni uomini sono fuori a lavorare nei campi. Non ci sembra davvero, ma siamo nella super tecnologica India, che ha un tasso di sviluppo del 7% l’anno, che manda missili nello spazio e possiede una enorme industria automobilistica, dovizia di armi nucleari e contribuisce significativamente, con il suo “modello di sviluppo” a inquinare sia la Terra che  l’atmosfera. Qui certi prodotti come la plastica sono arrivati all’improvviso, senza nessuna educazione per l’ambiente, e i risultati si vedono, immondizie dappertutto, discariche che bruciano “alla grande”.

Giovedì 11 aprile

La mattina facciamo ancora un’ultima visita in due villaggi, salutiamo il tecnico che è venuto all’ospedale a “montare” una macchina da cucire che l’Associazione ha acquistato per una donna segnalataci da Suor Rita, poi torniamo nella nostra camera per sistemare le  valige per il viaggio di ritorno. Lasciamo il cibo che ci avanza e i farmaci che ci eravamo portati dall’Italia alle suore, e sfruttiamo lo spazio libero per stipare tutte le cose acquistate per i futuri mercatini per l’Associazione. Nel tardo pomeriggio facciamo una sosta di un paio di ore sulla vicina spiaggia, che si affaccia sul mare del golfo del Bengala. Qui non ci sono turisti, solo numerose barche di pescatori che stanno sistemando le reti da pesca. Le palme sulla spiaggia e la luce radente del sole che si accinge al tramonto  contribuiscono a donarci un’atmosfera di pace.

Ceniamo per l’ultima volta con le suore e con un sacerdote gesuita indiano, giunto li per un ritiro spirituale e che stigmatizza con parole dure il comportamento anti cristiano del governo attuale e del sostegno ad esso riservato dalla casta sacerdotale indù (“vogliono l’India tutta per loro!!” grida indignato!). Alle 22:30 John ci accompagna all’aeroporto di Chennay  dove giungiamo poco dopo mezzanotte. Il nostro volo parte alle 4 di mattina .

 

 

 

 

 

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