Per me è difficile fare delle riflessioni pacate. Ora posso solo comunicare il grande stupore vissuto nella conoscenza:
- di una terra e di un popolo così vicino a noi e così sconosciuto;
- della fierezza delle donne, della loro determinazione e del loro desiderio di
emancipazione;
- di una espansione edilizia vivace e caotica, frutto degli investimenti di capitali
guadagnati altrove;
- della grande povertà in una umanità fragile e sofferente;
- delle grandi contraddizioni, del caos e della pacifica (almeno così sembra!!!)
convivenza di religioni, culture e tradizioni;
- di una presenza massiccia di sacerdoti, religiosi e vescovi (tre su sei) italiani;
- delle sorelle Serve di Maria che ci hanno accolti con tanto amore e tanta
disponibilità e che sono, in quella terra e per noi un segno forte di testimonianza
evangelica e di speranza;
- delle grandi attese che gli albanesi nutrono nei riguardi degli italiani;
- della paura che il potere ritorni nelle mani dei figli degli oppressori del passato
regime;
- della difficoltà a vivere rapporti di semplicità, e di trasparenza, dopo decenni in
cui erano diffusi il sospetto e la paura.
Forse, dopo una conoscenza diretta, sia pure superficiale, delle tragedie vissute da questi fratelli e sorelle, i nostri giudizi e pregiudizi sugli immigrati albanesi potrebbero essere scalfiti e il cuore aprirsi ad una partecipazione, ad una solidarietà e ad un’accoglienza più concrete.
Di questo sento di dover ringraziare te e gli amici dell’Associazione “Sulle
Orme dei Servi verso il mondo” che con tenacia e sacrifici cercate di favorire
l’incontro tra fratelli, popoli e civiltà.
Maria.