RELAZIONE SULL’ESPERIENZA IN UGANDA – MAGGIO 2013

Dal 17 al 31 Maggio Maria (la Socia) e Michele (il Presidente), in rappresentanza dei Soci dell’Associazione, sono stati in Uganda, nel villaggio di Kisoga e nella città di Jinjia per la verifica della realizzazione dei micro-progetti precedenti e per l’analisi di quanto si potrà fare in futuro.

Il progetto su cui verteva principalmente la visita era l’acquisto e la distribuzione di dieci mucche da latte a persone o famiglie molto povere segnalateci da Mrs. Margret, la signora di Kisoga che, assieme a Suor Giuditta, conosce e segnala coloro che più delle altri necessitano di aiuto e assistenza.

L’esperienza delle mucche” si è rivelata un autentico banco di prova, davvero molto impegnativo e istruttivo: a volte, “visti da qui”, la realizzazione dei progetti sembrano essenzialmente un problema di “raccolta fondi”. Una volta avuti a disposizione, si pensa, il più è fatto.

Ma non è così e quanto vissuto dai nostri l’ha confermato senza ombra di dubbio alcuno.

Veniamo ai fatti. Preceduti da numerose e-mail e telefonate che “facevano il punto” sull’organizzazione e la conclusione del progetto, Socia e Presidente, una volta arrivati a Kisoga si attendevano di assistere ad una piccola cerimonia conclusiva dell’intero progetto : pagare le mucche opportunamente radunate da qualche parte e consegnarle, tra sorrisi, ringraziamenti e strette di mano, a ciascuna delle 10 famiglie previste.

Niente, assolutamente niente di tutto ciò si è verificato.

Né Mrs. Margret, né Suor Giuditta sapevano dove erano le mucche e quando dovevano essere consegnate. Alle domande del Presidente, inquieto per aver subodorato qualcosa di non chiaro ( “ma dov’è il posto della consegna?- chiedeva il nostro- E quanto km. dista da Kisoga? ) Suor Giuditta rispondeva, sorniona, all’”africana”: ” mah, solo 5 km. da qui. O forse 10, boh!” .

E’ stato così che la prima domenica, di pomeriggio, sostenuti e galvanizzati dalla promessa della stessa Suor Giuditta (“andate là, ci sono le mucche e le persone cui dovete consegnarle e tutto andrà bene”), la Socia ed il Presidente si sono subiti 31 km di strada (che di strada aveva solo il nome) piena di buche e facendo fatica a reggersi sul sedile da quanti salti e contorsioni erano obbligati a fare. E una volta arrivati sul posto, praticamente sulle rive del lago Victoria, di mucche ce ne erano sì, due o tre, ma in fondo ad un prato e 4-5 persone che confabulavano tra loro.

La situazione, assolutamente imprevista, ha fatto “rivoltare il fegato” del Presidente, che ha cominciato a inveire contro tutto e tutti in uno strano slang italo-veneto-inglese, minacciando di cancellare il progetto e mandare tutti a quel paese. Ciò ha creato stupore e sorpresa tra le persone presenti nelle vicinanze, ma ha dato una positiva “spinta” perché l’intera faccenda si mettesse nel giusto binario.

E’ stato così che la verità è venuta a galla e Mrs. Margret, allora, ha dovuto confessare quanto sino allora tenuto nascosto: il “mercante”, disonesto, che era tra le 4-5 persone lì ad attendere i nostri, la settimana precedente aveva venduto ad altro acquirente le 10 mucche da lei commissionate. Per guadagnare di più! Pertanto, se si voleva attuare il progetto, bisognava girare le campagne, i boschi, la savana e la foresta ugandese, trovare dei contadini e comprare da loro altre 10 mucche!

Ritornati a Kisoga, i nostri, scornati ed arrabbiati, il giorno dopo, hanno scovato un camion, grazie anche all’aiuto di un “indigeno”, con cui la Socia, Margret e il Presidente sono partiti all’indomani di buon’ora per andare a cercare nell’Uganda profonda mucche da comprare. Cose di cui i due avevano, ovviamente!, maturato in Patria una grande esperienza nel campo specifico!!!

La Socia e il Presidente non si dimenticheranno facilmente di quanto avvenuto nell’arco di quella giornata : un autentico “mucca-safari”, con il camion che andava su sentierini per soli pedoni in mezzo alla boscaglia!! La prima mucca che si è riusciti a caricare aveva due corna molto lunghe e siccome non ne voleva sapere di cambiare abitazione e salire sul camion, dava colpi di corna a destra e a manca, facendo ondeggiare ora da una parte e ora dall’altra il gruppetto degli addetti al trasporto. Comunque sia, alla fine questi sono riusciti ad afferrare l’animale, un paio di loro per ogni gamba e buttarlo di peso sul camion, (privo questo com’era del pianale posteriore per il carico). Resi consci del problema, le mucche seguenti sono state caricate mettendo la parte posteriore del camion a ridosso di cumuli di terra per facilitarne la salita a bordo.

A metà giornata erano stati raccolti solo 4 bovini su dieci, a causa del verificarsi di altre situazioni particolari: in un posto volevano aumentare il prezzo precedentemente concordato. Il “mercante”, sempre disonesto e autore della manovra speculativa, ha fatto marcia indietro dopo essere stato colpito dalla raffica di tutte le parolacce oscene in lingua inglese che il Presidente gli aveva scagliato contro. Altrove hanno provato anche a vendere i vitelli anziché mucche e qui le parolacce, sempre rivolte sempre al medesimo furono in italiano: il Presidente si giustificò dicendo che gli uscivano più fluide.

Dopo aver consegnato i primi 4 bovini alle persone che, sedute su un prato a Kisoga, attendevano calme e tranquille da più di sei ore, cioè dalle otto del mattino, si è girato il camion in direzione opposta, rotta Nord-Nord-Ovest anziché Sud-Sud-Est e, inoltrandosi in altra area dell’ampio territorio ugandese, tra scene analoghe a quelle della prima parte della giornata e continui vigorosi scrosci di pioggia, alla sera, la Socia e il Presidente sono riusciti a consegnare sul calar del sole il loro bovino il loro bovino alle restati 6 famiglie.

A tutti loro è stata fatta firmare un’“impegnativa” con la quale essi accettavano un controllo quadrimestrale da parte di Mrs. Margret per constatare il buon trattamento dell’animale, in maniera che l’anno prossimo, in occasione del previsto passaggio di Soci dell’Associazione, se si constaterà che le mucche sono state curate bene e che sono in grado di produrre latte (5-6 litri al giorno) si potrà dare loro un piccolo premio di riconoscimento e , soprattutto, effettuare la stessa operazione con altre famiglie povere dell’aera di Kisoga.

Quella sera, i nostri due, impolverati a dovere e spossati, si sono concessi, considerandosi meritevoli, un double whisky. Mancava il ghiaccio, ma andava bene anche così.

Si ritiene che questa esperienza sia stata molto utile e che si presti anche a puntuali considerazioni sull’efficienza di varie “attività missionarie” viste nel loro insieme, la principale delle quali può essere questa: i progetti non si realizzano affatto “mandando i soldi”, ma impegnandosi duramente, di persona, nella verifica delle varie tappe in cui si articolano le varie fasi di attuazione!! Altrimenti sull’esito positivo del progetto, per quanta buona disponibilità e generosità esso esprima, è lecito esprimere qualche dubbio e perplessità.

I giorni seguenti, con Mrs. Margret, i nostri, scollinando più volte attorno al villaggio di Kisoga, si sono recati a visitare alcune famiglie alle quali, precedentemente, l’Associazione aveva consentito l’acquisto di sementi e di “piglets” (maialini). Sono state viste delle scrofe notevoli, ben tenute e “in gran forma”. Una signora che aveva fruito dell’aiuto Associativo, diceva compiaciuta, che la sua scrofa l’aveva omaggiata con ben 62 maialini! Se si considera che un maialino può essere venduto a €. 10, si può ritenere che la famiglia di questa signora (devota di Sant’Antonio, del quale portava al collo una medaglia), grazie a questo, verosimilmente potrà anche considerarsi al riparo da problemi di “prima necessità”: cibo, vestiti, spese scolastiche per i figli, etc. . Questo era, in effetti, l’obiettivo del progetto!

Altre donne ancora avevano ben accudito le loro scrofe, altre invece, le avevano vendute, insipientemente, sotto l’urto di vere o false impellenti necessità. Il limite è che con persone che “sciupano” il progetto fatto a loro favore, cosa peraltro abbastanza frequente, l’Associazione deve interrompere la continuità dei previsti progetti a loro favore: chi opera per conto dell’Associazione, Mrs. Margret in questo caso, deve sapere che ci sono delle modalità precise nella realizzazione dei progetti e che ci deve essere una differenza di approccio tra chi “capisce” e si comporta di conseguenza e chi no. Inoltre l’Associazione non può permettersi di dissipare risorse finanziarie messe a loro disposizione con chi non fa l’uso virtuoso e corretto prescritto e raccomandato.

Il passaggio a Kisoga si è concluso con il faticoso riempire 4 valigie con gli oggetti fatti con la rafia e le foglie di banano, belli e multicolori, acquistati presso il laboratorio di Kisoga creato dalle Suore Serve di Maria a poca distanza dal loro convento.

I giorni seguenti Socia e Presidente si sono recati nella città di Jinjia, la città ugandese “turistica” per eccellenza, dove “nasce” il fiume Nilo dal lago Victoria. Qui hanno sostato, accolti nella migliore maniera possibile da Suor Gemma nella sua casa in un bel quartiere della città. Oltre alla scontata visita alle fonti del Nilo, i due si sono recati a visitare l’atelier “Just for You” di Mrs. Betty Nakkazy, del Regnum Mariae, dove si è potuto vedere la nuova “embrodery machine (macchina ricamatrice)”, con la quale ha arricchito la sua personale dotazione tecnica (tutte le altre macchine da cucire, fatta eccezione per quella “a pedali”, sono state ottenute grazie al sostegno della nostra Associazione). In quell’occasione Mrs. Betty ha consegnato al Presidente, con puntualità e precisione, la cifra di sua spettanza per l’acquisto della macchina.

Queste le cose più significative da segnalare circa l’attività svolta relativa ai micro-progetti associativi.

Alcune altre osservazioni. A Jinjia è stata osservato un traffico davvero notevole di nuovi fuoristrada, suv, belle macchine (ad esempio Mercedes-Benz coupè metallizzate). Un frate Servo di Maria che vive laggiù da molti anni, osservando che il 50% del bilancio ugandese è costituito dai soli aiuti finanziari che provengono dai “paesi ricchi”, ha detto che tutto quelle belle macchine sono “la cresta” che chi ha potere effettua su quegli aiuti e che, se questi cessassero del tutto, dall’Uganda sparirebbero, per prima cosa, tutte le forme di lusso.

Nel cielo, intanto, volteggiavano in continuazione i due caccia-bombardieri Sukoi, aerei russi di “ultima generazione” , che il governo ugandese ha ritenuto necessario acquistare per mostrare muscoli di potenza militare ad amici e nemici vicini e lontani.

Da aggiungere, solo per breve menzione, il passaggio del duo a Kampala, priva di ogni vestigia del suo passato, immensa colata di cemento, immersa in una caligine grigia di inquinamento da traffico e brulicante di vita, passando in rivista, per kilometri e kilometri, migliaia di “punti-vendita” di ogni tipo e dimensione, che offrono a piccole dosi, segno della rapida globalizzazione, frazioni di quell’enorme invasione di prodotti di consumo a basso prezzo provenienti dalla Cina e dall’India, le neo-potenze coloniali che hanno saldamente preso piede in Uganda.

Parlare di questo aspetto della globalizzazione sarebbe interessante, ma ci porterebbe a considerazioni che non sono oggetto di questa relazione. Questo, tuttavia, è il mondo, l’”unico” e, qualcuno dice, il migliore possibile che ci sia. Migliore o no, con questo dobbiamo fare i conti.

Comments are closed.